Intervista di Giusi Morbini pubblicata su www.popolis.it e ripresa dal quotidiano Brescia Oggi.
Gottolengo (Brescia) - Il 28 maggio 2009 lo scrittore Andrea Bouchard è stato a Gottolengo, per presentare agli alunni della Scuola Primaria il suo libro ”Acqua dolce” edito dalla Salani. L'incontro si è tenuto presso il Teatro Zanardelli ed è stato
organizzato dalla Biblioteca e dall’Amministrazione Comunale dopo l’entusiasmo dimostrato dai bambini per il romanzo, inserito nella “gara di lettura,”una pacifica competizione tra le classi
quinte.
Ho avuto il piacere di intervistare l’autore, che oltre a essere un promettente scrittore per bambini, nella vita è maestro elementare.
Il libro inizia con la “meraviglia dei luoghi”. L’isola verde a forma di mezzaluna, dalle enormi spiagge bianche, circondata da un mare che viene voglia di bere in un bicchiere e
si può veramente bere perché è fatto in parte di acqua non salata, è il posto dove la bambina protagonista nasce, quasi miracolosamente. Il vero miracolo è proprio la vita stessa e l’isola la
rappresenta. Bellissima ma con insidie pronte. Ed ecco la maledizione. La piccola “Acqua dolce” non sa parlare e l’isola in certi momenti ,così come la vita, è circondata da squali feroci . Per
sopravvivere occorre accettare delle regole molto rigide,quelle della vita normale che portano alla tristezza.
Come nasce l’idea di questo luogo?
Accettare regole rigide che portano alla tristezza è quello che accade ad Acqua nella prima parte del libro, dove i genitori per
debolezza, non per convinzione, capitolano di fronte a un certo tipo di richiesta della società. Ma nella seconda parte c'è una riscossa e una ricerca di modi diversi di vivere più coerenti con
sé stessi.
Per il luogo mi sono ispirato a Cuba dove ho vissuto un anno ed è stata per me un’ esperienza illuminante. Ho capito che noi Europei stiamo perdendo di vista il centro stesso del nostro essere
uomini che è fatto del rapporto con la terra, con l'acqua, la natura, gli animali, la comunità. E' fatto di condivisione di riti comunitari, di danza, di spiritualità e di magia,
intesa anche semplicemente come relazione non razionale con la realtà. Questo i bambini lo sanno bene, molto meglio di noi, senza il bisogno di andare ai tropici.
Personalmente mi hanno molto divertita i personaggi delle scimmie, che imparano a fare la grigliata di pesce o a coccolare Acqua Dolce, e i delfini che conoscono da subito il linguaggio della
bambina, poiché non usano le parole ma gesti affettuosi. Sono loro i primi amici della protagonista . Acqua Dolce cresce in fretta, un po’ prigioniera della città e delle regole. Inizia la
scuola. I bambini non hanno bisogno delle parole per comunicare e nascono le amicizie. Quanto è importante l’amicizia nel suo racconto ?
All'amicizia veramente non pensavo molto scrivendo Acqua Dolce. Ma è il tema di un secondo libro, che sto ultimando, che si intitola proprio “Magica amicizia”.
I genitori di Acqua sono un po’ stravaganti. Qualche volta vorrebbero sfuggire alle regole altre volte soffrono per la “diversità” della bambina. Hanno però un pregio, sanno credere nei sogni di
Acqua Dolce, non la trattengono quando lei vuole tornare all’isola, danno la precedenza alla sua felicità. Come può un genitore assecondare il sogno dei figli, nella realtà?
Credo che nell'educazione dei figli sia fondamentale molto amore e molto rispetto dell'identità, altra da noi, di nostro figlio. “I nostri figli non sono i nostri figli” scriveva
Kahlil Gibran “ma frecce scoccate lontano”. Il discorso però è complicato: non c'è solo il rischio dell'amore possessivo, o proiettivo, in cui il figlio deve essere quello che non
siamo riusciti ad essere noi, ma, specie ultimamente, vedo in Italia un amore iperprotettivo e idolatrante, per cui il figlio è il re della casa di cui si asseconda ogni capriccio, perdendo così
l’autorità e la forza di saper dire tutti i no - anche dolorosi - di cui un bambino ha bisogno per prendere coscienza dei confini e dei propri limiti.
Il ritorno di “Acqua” nell’isola verde è il momento più spensierato per lei ed i suoi amici. I bambini si sentono finalmente liberi da ogni regola, tanto da dimenticare la maledizione: ”Chi resta
più di un mese non potrà più tornare a casa”. Il gioco li unisce e li appassiona. Quanto giocano insieme i bambini oggi?Quale possibilità hanno di farlo in una grandi città come Roma, Milano,
Brescia?
La risposta è facile. Oggi i bambini, specialmente quelli di città, giocano insieme tragicamente poco.
Sono molto originali i titoli dei capitoli e rendono la storia più viva .Ci sveli un segreto, lo scrittore scrive prima il capitolo o il titolo?
Il titolo si scrive sempre dopo. E' la vecchia regola del giornalismo e dell'editoria. Anzi, nei giornali i titoli li fa il direttore o un suo collaboratore, non il giornalista e nei libri il
titolo lo decide l'editore, sentito l'autore. Perciò mi sono quasi commosso quando alla Salani hanno accettato il mio titolo Acqua Dolce, a cui tenevo tantissimo, senza alcuna
discussione.
Un libro può essere utile oltre che divertente?
Racconterò un esempio, una storia vera ma magica, che chiarisce più di tante parole cosa può fare un semplice libro. Ho presentato Acqua Dolce in una scuola di Roma dove c'era una bambina
cinese arrivata in Italia tre anni prima. In Cina parlava perfettamente, ma da quando era arrivata a Roma non aveva mai detto una parola in italiano, lingua che tuttavia aveva imparato
velocemente, e in cui sapeva scrivere e leggere. Era stata per tre anni in classe completamente muta. Dopo aver letto Acqua Dolce e fatto un incontro con l'autore ha cominciato a parlare.
Ha iniziato con poche parole, sussurrate ed esitanti. Ma ha cominciato.